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Attacco al 41bis, si fondono gli interessi di anarchici, antagonisti e mafia

Lo sciopero della fame dell’anarchico Alfredo Cospito per essere sottratto alla pena del 41 bis, ha assunto in questi giorni un peso incredibile sul governo, anche grazie agli di due esponenti di Fratelli d’Italia il sottosegretario alla Giustizia Delmastro delle Vedove ha rivelato infatti al deputato, vicepresidente del Copasir e coordinatore di FdI, Giovanni Donzelli, informazioni che quest’ultimo ha diffuso in aula ma che, come scritto dal Dipartimento Affari Penitenziari (DAP) in una email, sebbene non secretate, erano “𝐃𝐚𝐭𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐯𝐮𝐥𝐠𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐜𝐞𝐝𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢 𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐢”.
𝐔𝐧 𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐧𝐚𝐦𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐞, in particolare, quando sia stato fatto non per fare chiarezza su una vicenda oscura, ma per attaccare un partito della minoranza, accusato di stare dalla parte della mafia soltanto perché alcuni parlamentari del Partito Democratico hanno fatto ciò che un parlamentare può e deve fare: andare a visitare un carcerato per conoscerne le condizioni di reclusione, soprattutto dopo più di 100 giorni di sciopero della fame.
Intanto 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐧𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐜𝐢 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧𝐚𝐧𝐨 𝐥𝐨 𝐬𝐜𝐢𝐨𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐂𝐨𝐬𝐩𝐢𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐯𝐞 𝐜𝐡𝐞, 𝐩𝐞𝐫 𝐨𝐫𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐚𝐯𝐮𝐭𝐨 𝐞𝐬𝐢𝐭𝐨 𝐠𝐫𝐚𝐯𝐞, 𝐦𝐚 𝐚𝐯𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐩𝐨𝐭𝐮𝐭𝐨 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐥𝐨.
Cospito invece, dichiara ai mafiosi che lui non sta combattendo per se stesso, ma per tutti coloro che sono al 41bis e contro anche l’ergastolo ostativo.
Ma torniamo ai dati incautamente diffusi. L’onorevole Donzelli ha fornito dettagli sui colloqui tra Cospito e alcuni detenuti al 41bis per mafia, Francesco di Maio, boss dei Casalesi, Francesco Presti , killer della ‘Ndrangheta e Pietro Rampulla, mafioso di Cosa Nostra, che avrebbe dovuto far partire l’esplosivo della strage di Capaci al posto di Brusca. Dalle conversazioni si comprende che 𝐢 𝐦𝐚𝐟𝐢𝐨𝐬𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐂𝐨𝐬𝐩𝐢𝐭𝐨 𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐛𝐚𝐭𝐭𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐚 𝐥𝐨𝐫𝐨: 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐠𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝟒𝟏 𝐛𝐢𝐬.
I dati diffusi dovevano arrivare in un plico consegnato a mano al Ministero come “𝑅𝑖𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑡𝑖” e cioè mostrabili ai soli destinatari, ma poiché c’era fretta di riceverli, per poterli mandare per email ordinaria, sono stati inviati con una nota del DAP che li classifica come “𝑎 𝑑𝑖𝑣𝑢𝑙𝑔𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑙𝑖𝑚𝑖𝑡𝑎𝑡𝑎”, ovvero che devono restare all’interno dell’amministrazione che li riceve.
Dunque è accertato: 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑡𝑒 𝑑𝑎𝑙 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜𝑠𝑒𝑔𝑟𝑒𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑛𝑒𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑎 𝐷𝑜𝑛𝑧𝑒𝑙𝑙𝑖, 𝑛𝑜𝑛𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑒, 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑒𝑛𝑜, 𝑎𝑣𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑢𝑡𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑟𝑖𝑣𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖 𝑖𝑛 𝑎𝑢𝑙𝑎.
Insomma, i due esponenti di Fratelli d’Italia non sono giustificati per avere fornito quelle informazioni e questo pretenderebbe da parte di Giorgia Meloni una decisione che li sollevasse dal loro incarico.
𝐍𝐨𝐢 𝐝𝐢 𝐍𝐮𝐨𝐯𝐢 𝐎𝐫𝐢𝐳𝐳𝐨𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 riteniamo che 𝐥𝐨 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐞𝐛𝐛𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐦𝐚𝐟𝐢𝐨𝐬𝐢, 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐞 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐞, allo stesso modo riteniamo che 𝐨𝐜𝐜𝐨𝐫𝐫𝐚 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐮𝐫𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐜𝐡𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐨, 𝐬𝐛𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐧𝐝𝐨, 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐞𝐬𝐞.
La situazione è ora assai complicata perché il governo non può permettere che Alfredo Cospito muoia, ma anche costringerlo con la forza ad interrompere lo sciopero della fame non è semplice; Lo Stato, però, non può e non deve cedere alla violenza e alla minaccia della stessa.
Il 41 bis è stato firmato per Cospito nel maggio del 2022 dal ministro Cartabia perchè si era evidenziato che dal carcere pubblicava articoli che incitavano all’eversione.
E’ un momento pericoloso perchè ci sono indicatori che si stiano cominciando a connettere il mondo dell’antagonismo e dell’anarchismo, anche per via del comune antifascismo, insieme ad alcune istanze della mafia.
Non è il momento per uno stato debole.
Allo stesso tempo, 𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐞̀ 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐥𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐞 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐢 𝐞 𝐥𝐞 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐞𝐩𝐢𝐭𝐞.
Dunque, è appropriato analizzare se il caso di Alfredo Cospito rendesse necessario l’applicazione del 41 bis, giusto chiedersi se il 41 bis sia ancora il regime carcerario giusto per quegli appartenenti all’Anonima sarda sequestri che vi sono sottoposti. Quella organizzazione non esiste più da decenni, dunque, a quale organzzazione di appartenenza potrebbero i suoi ex aderenti inviare indicazioni e comandi dal carcere?
Per questo, occorre ben distinguere chi debba essere sottoposto al 41 bis, e chi invece possa essere detenuto in condizioni migliori.
Questo con due obiettivi:
📍 Mantenere il 41 bis come strumento prezioso per la lotta al terrorismo ed alla mafia
📍 Rispettare l’art 27 della Costituzione per il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione”.
Per quanto riguarda le condizioni di Alfredo Cospito, è possibile e opportuno salvarlo anche contro il suo desiderio attraverso l’alimentazione forzata. Esistono diverse sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) che, di fatto, obbligano gli Stati ad intervenire anche contra iure interno (per esempio nel caso Rapazz. contro Svizzera) qualora lo sciopero della fame sia finalizzato alla richiesta di liberazione da parte di un detenuto.
In una recente sentenza dell’8/12/2022 (Violazione art. 3 C.e.d.u. (sostanziale) – Trattamenti inumani e degradanti – Alimentazione forzata di un detenuto in sciopero della fame) la CEDU ha preliminarmente chiarito che “le autorità interne possono sottoporre ad alimentazione forzata un detenuto in sciopero della fame, ma solo qualora ciò risulti necessario in base alle condizioni di salute dello stesso, dovendo comunque le autorità statali fornire adeguata dimostrazione di tale necessità”.
Inoltre, la Corte europea ha affermato che “le autorità interne non possono rimanere inerti in casi di questo tipo, dovendo invece provvedere a verificare le condizioni psico-fisiche del soggetto, nonché ad individuare le ragioni che hanno mosso il detenuto a scioperare”.

Intanto, al 107° giorno di sciopero della fame, il detenuto ha espresso la sua volontà di non essere alimentato artificialmente se le sue condizioni dovessero peggiorare fino a ridurlo ad uno stato di incoscienza.

Alfredo Cospito però deve essere salvato, in primo luogo come uomo, in secondo luogo perchè nessuno dovrebbe morire di carcere e, non ultimo, per non fare di lui un martire, cosa che, in questo momento, sarebbe assolutamente inopportuna.